Comunicato del P. Adolfo Nicolás, SJ, Superiore Generale della Compagnia di Gesù e Direttore della Rete mondiale di preghiera del Papa
Cari amici,
Durante il suo recente viaggio in Messico, nell’omelia rivolta ai Sacerdoti e ai Religiosi, Papa Francesco diceva: “Vi è un detto, che conosciamo bene, il quale afferma: ‘Dimmi come preghi e ti dirò come vivi, dimmi come vivi e ti dirò come preghi”, perché, se mi fai vedere come preghi, imparerò a scoprire il Dio che tu vivi, e se mi fai vedere come vivi, imparerò a credere nel Dio che tu preghi’, perché la nostra vita parla della preghiera e la preghiera parla della nostra vita. Si impara a pregare come si impara a camminare, a parlare, ad ascoltare. La scuola della preghiera è la scuola della vita, e la scuola della vita è là dove andiamo facendo scuola di preghiera.”
Parole che sono un modo bello e profondo di dirci che la preghiera è essenziale per la vita e per la missione cristiana. Un modo lucido di ricordarci qualcosa che faceva parte dell’intuizione iniziale dell’Apostolato della Preghiera, nato più di 170 ani fa: della vita fare una preghiera e della preghiera fare una vita. Un’intuizione che durante tutto questo tempo ha nutrito, e continua a nutrire, la vita di molti milioni di credenti.
Tuttavia, il nostro mondo è un mondo in veloce trasformazione. Le nostre culture sono molto diverse dalla cultura in cui l’Apostolato della Preghiera è nato e si è sviluppato per decenni. Le forme e i linguaggi in cui venne espresso durante più di un secolo e mezzo si sono rivelati non più adeguati. Per questo motivo, nel 2010 ho chiesto ai responsabili dell’Apostolato della Preghiera una profonda rielaborazione di questo servizio pontificio. Una rielaborazione che ha trovato una buona formulazione nel documento Camminare con Gesù con disponibilità apostolica, e ha ricevuto l’approvazione di Papa Francesco.
In questo momento posso dire di essere contento del modo in cui questo servizio di Chiesa si sta rielaborando. Ci serviamo ora di un linguaggio nuovo, che mette in luce come pregare e offrire la nostra vita significhi renderci disponibili alla missione di Cristo; un linguaggio che sottolinea la necessità di articolare in modo più esplicito la preghiera e la vita, la necessità di assumerci l’impegno di trasformare la nostra preghiera secondo le intenzioni del Papa in una effettiva collaborazione, per affrontare le grandi sfide che si presentano all’umanità e alla Chiesa.
Inoltre, allo scopo di diffondere le intenzioni pontificie fra la nuove generazioni vogliamo utilizzare i mezzi che la tecnologia mette a disposizione della missione evangelizzatrice della Chiesa. Per questo sono molto contento del lancio, in questi giorni, dell’applicazione Click To Pray, “24 ore per il Signore”, per aiutare i pellegrini a pregare secondo le intenzioni di Papa Francesco in questo Giubileo della Misericordia, che gli sta molto a cuore. Ne parlava già nella sua lettera a mons. Fisichella: “Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione della fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore, per il bene della Chiesa e di tutto il mondo”.
Sono contento perciò che la Rete mondiale della preghiera del Papa, come ora viene chiamato l’Apostolato della Preghiera, possa così contribuire, modestamente, all’Anno della Misericordia. Sono certo che questo progetto aiuterà in modo semplice e rinnovato a pregare per le sfide di questo mondo, con le sue gioie e i suoi dolori, accompagnando chi lavora giorno per giorno per affrontarle, e sostenendo in tal modo la missione della Chiesa.