All’udienza generale del 10 giugno 2020 il Papa prosegue la riflessione sulla preghiera parlando della figura di Giacobbe che “lotta con Dio” un’intera notte e ne esce cambiato: da uomo scaltro “impermeabile alla grazia”, si scopre fragile e avvolto dalla misericordia divina.

“Giacobbe – ricorda Francesco – non ha altro da presentare a Dio che la sua fragilità e la sua impotenza, anche i suoi peccati. Ed è questo Giacobbe a ricevere da Dio la benedizione

Giacobbe, prima era uno sicuro di sé, confidava nella propria scaltrezza. Era un uomo impermeabile alla grazia, refrattario alla misericordia; non conosceva cosa fosse la misericordia. “Qui sono io, comando io!”, non riteneva di avere bisogno di misericordia.
Ma Dio ha salvato ciò che era perduto. Gli ha fatto capire che era limitato, che era un peccatore che aveva bisogno di misericordia e lo salvò.